L’atmosfera che si respira all’Isola d’Elba a fine Ottobre rischia di incantare anche l’umano più disilluso e realista che conosciate.
Lo capisci da quando sali sul traghetto, ancor prima di arrivare: l’isola è vicina, sembra quasi di toccarla allungando una mano e non hai il tempo di accorgerti che il traghetto si sta muovendo, che vedi già le coste frastagliate farsi più nitide, le case di villeggiatura a picco sul mare, la residenza di Napoleone. Arrivare è quasi come non muoversi mai dal porto.
L’Isola d’Elba ci ha accolto con un caloroso abbraccio, tanta fiducia e aspettative.
Arrivati a Porto Azzurro abbiamo visto le nostre locandine ovunque, appese ai muri, alle cabine telefoniche superstiti, sbucare addirittura dalle vetrine dei negozi.
Abbiamo respirato un’aria dolce, chissà, forse perché il mare cura, lenisce, calma ed è stato fondamentale che accadesse. Perché spesso quello che manca ad uno spettacolo è avere i polmoni pieni di emozioni positive, un’anima sua insomma, in grado di spazzare via stanchezza e tensioni, l’antidoto giusto per ogni male.
È vero, non lo negherò, non è una passeggiata scaricare le macchine con la scenografia e gli oggetti, fare un check luci, provare alcune scene; vivere il pomeriggio di attesa tra un controllo e l’altro fino ad assicurarsi che tutto sia a posto per la sera. Ma è stato anche così naturale e avvolgente che lo sforzo non ci ha segnati. Grazie a chi ci ha aiutato senza lasciare niente al caso non ci sono stati intoppi, ogni cosa è finita al suo posto quasi come per magia, ogni pezzo del puzzle si è incredibilmente incastrato in tempo.
Il momento di infilarsi gli abiti di scena è arrivato senza preamboli. Ci siamo trovati così, calati nei nostri personaggi alla velocità della luce e ad un passo dalle luci del palco. È il momento in cui ti trovi ad assaporare gli attimi che precedono l’entrata in scena, lo scalpiccio e il chiacchiericcio di chi entra, lo scambio di sguardi complici e agitati tra compagni di viaggio, un’ultima occhiata agli oggetti, “quella battuta non la ricorderò mai” e “cosa viene dopo poi? Ah sì, ecco”. Ed è quella la prova del 9, è proprio quello il momento unico in cui si capiscono tante cose, incluso il motivo che ti ha portato a volerci essere. È stato sorprendente sentirsi a casa e allo stesso tempo fuori, insieme ad una grande energia positiva.
Ci hanno accompagnato risate, calore, sguardi attenti. E infine gli applausi, il riconoscimento per l’impegno in un progetto importante, germogliato quasi per caso ma non per questo meno voluto.
Il nostro viaggio è partito da lontano: sono stati mesi pieni di prove, scambi e confronti, mesi di collaborazione con l’Associazione Culturali Sardi in Toscana che ci ha portati al Teatro di Cestello, fino ad arrivare all’Elba. Grazie alla loro disponibilità e apertura che ci ha permesso di conoscere almeno un po’ meglio la Sardegna e la sua cultura
Un grazie speciale a tutta la macchina eventi elbana che ha creduto in Follis e ne Gli Ottovolanti. Siamo felicemente folli di essere riusciti nell’impresa!
A presto Porto Azzurro!
ACSIT - Circolo Culturale Sardo di Firenze
Traghetti per la Sardegna
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